La festa della donna e la mimosa (di Paola Lanzara e Ugo Laneri)
L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, si celebra con un rametto di mimosa: un’usanza nata a Roma nel 1946.
Conclusa la guerra, in una riunione preparatoria delle donne comuniste, nacque l’idea di mettere all’occhiello un fiore che potesse caratterizzare la giornata. “Ci voleva un fiore reperibile ai primi di marzo” secondo Marisa Rodano (Maria Lisa Cinciari ved. Rodano, 1921-vivente1,2).
Nell’entusiasmo degli inizi però non ci si rese conto che Acacia dealbata, la c.d. Mimosa, introdotta in Europa dalla Tasmania all’inizio del 1800, era bellissima come albero in fiore nei giardini, ma perde subito il suo florido aspetto da fiore reciso. L’albero, che può raggiungere nei suoi luoghi d’origine i 10 m, ha una chioma ampia e fiori riuniti in glomeruli sferici gialli, a loro volta raggruppati in pannocchie. Il suo nome italiano mimosa ci potrebbe erroneamente far pensare alla Mimosa pudica, italianamente chiamata “Sensitiva” perché al primo tocco le foglioline si piegano una sull’altra; ma solo la famiglia è la stessa.
L’8 marzo fu
finalmente celebrato in tutta Italia nel 1946 e vide
la prima comparsa del suo simbolo italiano, la mimosa,
secondo un’idea di diverse donne notevoli tra cui, oltre alla Rodano,
probabilmente Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei3
(1921-2013).
La Mattei, per convincere i deputati comunisti con cui parlava, che la mimosa
era il fiore più giusto per celebrare tale giornata (qualcuno proponeva le
violette), si racconta che abbia inventato sui due piedi questa poetica “Antica leggenda cinese”: “Un pulviscolo
di granelli gialli vaga portato dal vento e, dopo tanto volare, un giorno
decide di fermarsi. Chicco dopo chicco, batuffolo dopo batuffolo, piano piano
la mimosa tinge un albero di giallo, poi un altro e un altro ancora. E tutte
queste piccole cose che si uniscono, danno vita ad una cosa sola, grande e
bellissima. Per questa ragione in Cina la pianta della mimosa viene considerata
simbolo di unità. Simbolo di crescita e
di prosperità che lascia nel vento, quasi in segno di riconoscenza, un profumo
inconfondibile e persistente. In Cina la mimosa rappresenta la forza
dell’insieme”. Dopo questa
citazione, non ci furono più dubbi.
L’Acacia dealbata, proposta dalle ragazze romane, ebbe successo; la mimosa divenne nonostante il breve lasso di tempo di fioritura e la sua scarsa resistenza come fiore reciso, una scelta felice perché, simbolicamente4, la mimosa, con il suo apparire in fiore nella precoce primavera, indica il passaggio dalla morte a uno stato di luminosa presenza di luce. L’Acacia si ritrova nelle Chiese primitive d’Oriente e d’Egitto, nelle società ermetiche del Medio Evo, nella Massoneria e, riprodotta da Louis Charbonneau-Lassay, come emblema di “risveglio” (Rinascita). E’ comunque una pianta robusta e molto vitale e, nonostante il suo aspetto fragile, potrebbe evocare anche l’Energia “celata” della femminilità.
Note
1) https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Lisa_Cinciari_Rodano;
2) https://www.globalist.it/news/2016/05/08/rodano-lectio-magistralis-sull-8-marzo-41149.html;
3) https://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_Mattei;
4) Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante,Alfredo Cattabiani, Mondadori, 1996.