01
Apr

Oziorrinco dannoso

Domanda: Buonasera, seconda domanda del giorno per l’esperto in malattie delle piante. Ho allegato la foto di alcune fronde di una photinia piantata circa 2 anni fa; la pianta non è particolarmente malata (solo poche foglia appaiono macchiate e anche mangiucchiate), complessivamente lo sviluppo della pianta è stato soddisfacente, anche se la pianta stessa non è ancora molto folta. Grazie.

Postata da: luciano scatena
Risposta di: Dott. Ugo Laneri

DIAGNOSI E CURE: Nell’immagine si notano delle foglie con delle rosure tipiche di insetti masticatori come l’Oziorrinco. Questo Coleottero Curculionide ha abitudini notturne e quindi è raramente visibile; esso non è facile da eliminare in quanto di giorno si nasconde, solitamente negli anfratti del terreno, e lì depone le uova da cui nascono larve che si nutrono di radici. Questo potrebbe essere il motivo per cui le piante non sono cresciute vigorosamente. La lotta ecologica verso gli adulti va effettuata manualmente, andando di notte con una torcia ed un recipiente in cui raccogliere gli insetti (che appena scoperti si lasciano cadere e stanno fermi come fossero morti), ad ispezionare con costanza le piante; oppure, dopo aver steso dei teli alla base, mediante scuotitura delle piante per far cadere i parassiti. Anche se sconsiglio, si potrebbero usare insetticidi contro gli insetti masticatori, come Fenitrothion o Malathion, oppure un insetticida sistemico, ad esempio a base di imidacloprid (che si sta mettendo al bando per il dubbio che in qualche caso agisca contro le api). Il Malathion esiste anche in formulati granulari da distribuire sul terreno; e così anche il Methiocarb. Per la lotta ecologica contro le larve si consiglia di effettuare in settembre-novembre delle aspersioni sul suolo di un bioinsetticida a base di larve di Nematodi entomopatogeni come Heterorhabditis, che attaccano ed uccidono le larve. Per stimolare la crescita delle piante sarebbe opportuno agire con concimazioni organiche (stallatico maturo o compost) o inorganiche ma a cessione lenta e controllata, tipo Nitrophoska Gold, Nutricote o altro, con almeno altrettanto potassio rispetto all’azoto, arricchiti anche di microelementi. Tornando alla foto, alcune foglie vecchie presentano piccole macchie di necrosi, ma non preoccupanti in quanto molto localizzate; lentamente subentra un ricambio di queste foglie. APPROFONDIMENTI Si tratta di Photinia x fraseri (ibrido orticolo tra P. glabra e P. serrulata), Rosacea usata ampiamente da qualche anno per fare siepi (per delimitare un’area, per evitare la vista, come bassa barriera frangivento), in quanto sempreverde ornamentale, facile da coltivare, con un accrescimento assurgente limitato a qualche metro, che risponde bene alla potatura. Il nome deriva dal greco photeinos, per indicare la sua caratteristica più saliente: le foglie sono brillanti (e quando nascono, rosse come il fuoco); la varietà Red Robin è particolarmente “fiammeggiante”. Il colore rosso è dovuto alla sintesi di pigmenti antocianici, stimolata dal fresco, in un momento in cui la clorofilla invece non è ancora sintetizzata. Successivamente cessa la sintesi degli antociani, mentre al contrario ha luogo quella della clorofilla, per cui le foglie diventano verdi. La Fotinia risponde bene alla potatura con lo sviluppo delle gemme ascellari, quindi formando una fitta barriera di rami. Essendo sempreverde, e quindi non avendo un ricambio annuale delle foglie, più facilmente presenta qualche problema fogliare. La famiglia delle Rosaceae, di circa 3000 specie, è una delle più importanti per l’uomo, presentando molte specie ornamentali e da frutto e sarebbe troppo lungo parlarne. La Photinia presenta dei frutti a “pomo”, come Pero, Melo, ecc. e infatti viene inclusa nella sottofamiglia delle “Pomoideae”. Come altre Rosaceae ed in particolare gli ibridi, non teme il freddo (almeno nel Centro-Sud Italia) e non ha particolari esigenze di terreno, ma non sopporta i ristagni idrici, quindi non bisogna usare un terreno troppo argilloso e curare il drenaggio. Ama una posizione solatia, in particolare per la fioritura. Solitamente e in particolare quando la pianta è in buona salute, non viene attaccata da parassiti o patogeni, ma a fine inverno, soprattutto nelle zone umide, prima dell’emissione delle nuove foglie, si consiglia un trattamento con poltiglia bordolese, che però macchia le foglie. Dopo la fogliazione segue la fioritura con panicoli di fiorellini bianchi, a cui segue la fruttificazione: piccoli pomi prima verdi e poi rossi. Qualcuno mette in guardia per la presenza di amigdalina, un precursore del tossico acido cianidrico, presente nelle foglie ed in particolare nei semi di alcune Rosaceae come Prunus laurocerasus e non solo, ma per la Fotinia non sono riportati casi di avvelenamento. La Fotinia può essere allevata ad arbusto o ad alberello, sia in vaso, sia -con maggiore sviluppo- a terra. È pianta che sopporta anche una leggera siccità, ma in vaso va annaffiata regolarmente, mentre a terra, dopo i primi anni di crescita regolare, necessita di annaffiature solo in caso di grande caldo e siccità prolungata. Allevata ad alberello viene talvolta usata in città per vialetti; altre volte si usa una specie simile: Photinia serrulata (a Roma in Via Sardegna). Per mantenere un aspetto regolare, stimolare la nuova vegetazione ed evitare un intreccio eccessivo di rami, che potrebbe favorire qualche parassita, la Fotinia viene di solito potata dopo la fioritura (in quanto fiorisce sui rami dell’anno precedente); a fine inverno si può potare qualche ramo (ma non cimare tutto, perché se no perderemmo la fioritura). La propagazione avviene per talea semilegnosa in estate o per margotta. E’ da notare che le siepi hanno anche una grande importanza ecologica come rifugio soprattutto per gli uccelli, che inoltre si potrebbero nutrire dei loro frutti, solitamente non tossici per loro. 

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