SEMINARIO A TAVOLA CON GLI SFORZA DI SANTA FIORA NELLA “GIUSTA MISURA”
PROF.SSA CARLA BENOCCI
MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019, ORE 17 – VIA DEI SERPENTI N. 35 – ROMA
COSTO: 10 euro
Guido Sforza, giovanissimo erede della grande famiglia di Cotignola (in Romagna), Signori di Milano e di Pesaro, si trova alla metà del XV secolo Signore della Contea di Santa Fiora sul Monte Amiata; luogo questo di non facile accesso, ma molto ambito dalla Repubblica di Siena e dallo Stato Pontificio per le risorse davvero uniche di acqua, di produzione di armi e di controllo del passaggio di pellegrini e merci sulla via Francigena e sulla strada di transumanza tra l’Adriatico e la Maremma.
Suo padre Bosio Sforza e suo zio Francesco, duca di Milano, ottengono che il papa Pio II Piccolomini vada a Santa Fiora per istruire e proteggere il ragazzo: nel 1462 il pontefice si reca da Guido e gli insegna che un governante deve far parte della comunità ed essere amato, deve sfruttare le risorse senza fare guerre e soprattutto deve nutrirsi bene, studiando i testi degli umanisti, come Marsilio Ficino, che indica nei tre volumi De Vita i cibi da assumere “nella giusta misura”: bisogna mangiare in modo che il corpo non sia occupato troppo a digerire cibi eccessivi e la mente possa elevarsi al cielo.
Così Marsilio Ficino nel 1480 invita i potenti Medici e gli uomini dabbene a mantenere la salute e la gioia del cibo e del vino di qualità. Il giovane Guido di Santa Fiora, su indicazione del papa Pio II, segue attentamente i consigli umanistici alimentandosi soprattutto con i prodotti della montagna e con un buon vino prodotto sulle pendici di Acquapendente (celebri sono quelli del Papa Paolo III, parente degli Sforza). Anche in virtù di tali scelte la contea mantiene la propria indipendenza fino all’unità d’Italia. Tutti i successori si allineano sullo standard alimentare degli Sforza: si prediligono frutta, verdura, carni bianche, ma soprattutto pesce d’acqua dolce e di mare, ottimi vini. Gli Sforza vivono così nei secoli successivi in modo sano e con prodotti e ricette innovative ancora utilizzate; non seguono la moda francese e studiano la dieta che i loro “professionisti” (architetti, avvocati, amministratori) devono adottare mangiando di gusto ma nella giusta misura soprattutto quando viaggiano per assolvere i loro impegnativi compiti. Non mancano inoltre cibi derivanti anche dalla tradizione ebraica, presente nella cittadina per secoli.
Ma chi di noi sa quale sia la sua misura giusta?